Ha fatto molto discutere una direttiva emanata dalla Commissione Ue in cui recita che dal 31 dicembre 2025 gli immobili con classe ‘G’ saranno fuori dal mercato, con delle esenzioni.

Sembra che già da tempo si parlava di attuare gli "stress test climatici" della Bce da applicare alle banche dell’eurozona, dando assegnando quindi dei punteggi Srep con categorie di rischio legate al credito, al mercato, alla liquidità e all’operatività. In termini molto pratici, su tale punteggio la banca non concederà mutui a chi vuole comprare case situate agli ultimi posti della classificazione energetica, ovvero E, F e G, per non contrariare la Bce.

In base alle nuove linee green europee, si rischia di stagnare un mercato immobiliare che ancora ha un gran valore, soprattutto per chi desidera una seconda casa e non vuole impegnare molti soldi, non essendo la principale residenza. In tal caso il venditore di una casa con una classe energetica bassa, non riesce a vendere e per chi vuole acquistare, trova impedimenti nell’acquistarla. In Italia le case in classe G rappresentano circa un terzo.

Ora sembra che la Commissione Ue si accinge a rivedere la direttiva proponendo che  dal 2027 gli edifici pubblici che appartengono alla classe energetica più bassa (la ‘G’), dovranno passare a quella immediatamente superiore (la ‘F’), per arrivare alla ‘E’ entro il 2030. Gli edifici residenziali, invece, dovranno rientrare almeno nella classe ‘F’ dal 1° gennaio 2030 e alla classe ‘E’ dal 2033.

Dalla misura obbligatoria dei minimi standard energetici, sono esclusi gli edifici storici, dedicati al culto, ufficialmente protetti o temporanei, oppure inferiori ai 50 metri quadrati. I costi dell’intervento dovrebbero entrare nel contratto di vendita. La nuova direttiva punta a rimuovere gli ostacoli più comuni alla riqualificazione e indicherà nuovi strumenti per facilitare le ristrutturazioni da parte dei proprietari. Le opzioni proposte vanno dal credito alla possibilità di incentivare gli interventi delle società elettriche ed energetiche, che possono assumersi il rischio del finanziamento iniziale e di ripagare gli investimenti con i risparmi sull’energia. L’obiettivo, è quello di tagliare le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. E sembra che gli edifici siano responsabili del 40% del consumo energetico totale e del 36% delle emissioni di gas serra legate all’energia nell’Unione europea.

Su circa 1,9 milioni di Ape presenti nel sistema, l’85,4% relativi a un edificio residenziale, il 34,5% appartengono alla classe G, e solo un 6,6% alle quattro classi A.  Le prime classi infatti (dalla A4 alla C) rappresentano solo il 14,6% degli attestati analizzati.

Attualmente il Superbonus del 110% ha permesso di poter riqualificare molti immobili, seppur con molti scogli legati all’ISEE, villetta o condominio, iter, scadenza, ecc

Ma poi quando non ci sarà più il Superbonus 110%, chi potrà permettersi una importante ristrutturazione se le banche già non concedono mutui e finanziamenti, sapendo che riqualificare garantendo limiti e parametri dettati dalle Regioni, spesso anche in maniera più restrittiva rispetto alla normativa nazionale, equivale a sostenere costi veramente importanti, trattandosi oltretutto di case molto vecchie per cui una ristrutturazione comporta di per sé aggravi di spese non preventivabili prima per sopraggiunti lavori necessari.

In un libero mercato ci deve essere comunque la libera scelta di acquistare e vendere a un giusto prezzo e provvedere poi alla ristrutturazione, soprattutto quando parliamo di seconde case vissute al limite 15 giorni d’estate e 15 giorni in inverno, quale incidenza potranno mai avere rispetto ad altre realtà antropiche o industriali?

Il rischio è una maggior stagnazione di mercato immobiliare, che ferma una intera attività edilizia legata a tutte le figure coinvolte, poiché comunque in un acquisto segue sempre una personalizzazione della casa. Si rischia anche di aumentare un patrimonio edilizio sempre più in decadenza, dopo quello rurale e di abbandonare piccoli paesi oggi ancora vissuti e fatti per lo più di impronta storica di case molto vecchie.